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Fase 2: prima le imprese e poi i cittadini, ma “convivendo con il virus”

La curva del contagio del coronavirus è in flessione. Adesso l’Italia si avvia verso la Fase 2, definita la «convivenza con il virus», ma in due step ben distinti. Tra domani e venerdì 10 aprile dovrebbe essere varato il Dpcm che entrerà in vigore il prossimo 14 aprile con l’annunciata proroga dei divieti, mitigata da un parziale allentamento della stretta. Dopo il giorno di Pasquetta, quindi, se saranno confermati i trend statistici attuali, si dovrebbe verificare già una riapertura minima delle attività produttive. Invece per ricominciare a spostarsi e ad uscire di casa, pur tra mille precauzioni «perché il virus non è sconfitto», bisognerà attendere almeno la prima settimana di maggio. Il processo di ritorno alle vecchie abitudini si annuncia lento e graduale. L’economia ha assoluto bisogno di tornare ad attivarsi: imprese, aziende e studi professionali garantiranno il minimo di affluenza negli uffici, per rispettare le misure di sicurezza. Resterà quindi protagonista lo smart working, mentre in sede si dovranno prevedere turni alternati divisi per orario o fasce giornaliere per gli impiegati. Su autobus e metropolitane i passeggeri viaggeranno distanziati, probabilmente a file alterne. Alla riapertura i ristoranti dovranno garantire due metri di distanza tra i tavoli per permettere il passaggio dei camerieri. I cittadini non usciranno prima di maggio, come detto. E questo è il secondo step. Volendo proprio individuare una data, potrebbe essere il 4 maggio, e il motivo è semplice: come per Pasqua, si profila la necessità di evitare un «esodo» nei weekend del 25 aprile e del 1 maggio.

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