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Torino – Ladri liberati, carabinieri indagati

La giustizia ne combina un’altra: anche se vengono beccati in flagranza di reato, vengono subito rilasciati. E’ accaduto nel torinese, dove una banda di quattro nomadi, colti sul fatto da una pattuglia di carabinieri mentre cercavano di mettere a segno un furto, sono stati tratti in arresto. Salvo poi venire rimessi in libertà da un magistrato. Il tutto è avvenuto lo scorso 2 marzo, quando una squadra dell’Arma, nella zona residenziale di Grugliasco, periferia industriale ad ovest di Torino, era in perlustrazione. La zona era da giorni bersaglio di topi da appartamento e i residenti avevano lanciato l’allarme. La pattuglia ha così individuato quattro nomadi sospetti su una vecchia Volvo. Uno di questi e’ stato sorpreso a scavalcare la recinzione di un complesso residenziale e “armeggiare con un cacciavite” vicino al portone. Scatta così la retata e nonostante una manovra azzardata dei malviventi, che tentano anche di speronare l’auto dei carabinieri, la pattuglia riesce a bloccarli e trarli in arresto. Ma a questo punto arriva l’incredibile: durante il processo gli ottimi avvocati dei rom li fanno assolvere perché “il fatto non sussiste”. Ma non solo: “vengono trasmessi gli atti alla procura, perché proceda per falsa testimonianza nei confronti del maresciallo che aveva eseguito il fermo“. Insomma: ladri liberi e carabinieri indagati. Il racconto della versione dei legali degli arrestati ha del surreale: A loro dire si trovavano nella zona residenziale (dove non vivono) perché avevano “sbagliato strada” e che dal punto in cui i militari avevano parcheggiato la gazzella sarebbe stato impossibile capire cosa accadeva. Riscontrata una incongruenza sul verbale, dove per la fretta di stilarlo era comparsa una retromarcia anziché una prima marcia, il giudice ha preferito dar credito a persone che in Aula avrebbero dichiarato di non fare furti in appartamento, ma “solo nelle ditte”. Insomma… Ladri, ma gentiluomini, perché se la prendono solo con le partite iva. Con le mani nei capelli i militari hanno provato a far notare che i trascorsi giudiziari della banda riportano decine di condanne a testa e fascicoli di precedenti infiniti, oltre al sequestro di beni trafugati per 1,6 milioni di euro di valore. Ma tant’è! Il maresciallo dovrà rispondere per falsa testimonianza e riflettere sul fatto che in Italia vale più la parola dei rom e dei loro avvocati che quella di due uomini in divisa.

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