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Cacciata da casa di cura perché non toglie la mascherina

Cacciata perché si rifiuta di togliere la mascherina che, secondo il capi, “allarmava i pazienti”. “Il 23 febbraio è stato il mio ultimo giorno al Pio Albergo Trivulzio”. A confessarlo un’operatrice socio sanitaria della casa di cura milanese al centro di polemiche e di un’inchiesta giudiziaria perché sembra non abbia garantito al personale e agli ospiti “condizioni di sicurezza e strumenti per prevenire il contagio del Covid-19”. Nonostante l’anonimato, afferma che “al momento giusto uscirà allo scoperto e non avrà problemi a testimoniare”. Nonostante avesse una forte tosse, “una dirigente la invito’ a togliere la mascherina perché stava suscitando allarme ingiustificato negli ospiti”. Davanti alle sue obiezioni avvenne l’incredibile: ‘Si tolga il grembiule e se ne vada’ la frase rivoltale. Poi “la dirigente mi ha chiesto nome e cognome, aggiungendo che avrebbe avvertito il direttore generale di quanto successo. Ho risposto che poteva dirlo a chiunque, io non avevo fatto male a nessuno, ho detto, anzi ho cercato di tutelare la salute dei pazienti”. E continua: “Le mie colleghe ancora lì mi raccontano che ci sono 5 stanze di pazienti in isolamento, con la febbre, e che un medico e una caposala sono in ospedale e stanno molto male. E’ come se li avessimo uccisi, solo noi potevano portare il contagio da fuori”. Questa versione viene confermata da Nana, un’altra operatrice socio sanitaria di 45 anni, origine georgiana, che lavora nella struttura: “Ci è stato spiegato che la regione Lombardia non prevedeva, nei nostri casi, l’obbligo di tenere le mascherine. Poi, dopo pochi giorni, ci sono state invece date”. Il 28 marzo l’azienda comunica l’arrivo di tremila mascherine chirurgiche e di duemila ffP2, ma la situazione sembra ormai compromessa. “Ora – prosegue Nana – tutti le abbiamo, ma molti di noi sono a casa in malattia, tanti coi sintomi del virus. Anche dei colleghi hanno i sintomi, ad esempio non hanno gusto e olfatto. Non voglio lasciare soli i pazienti che stanno male, alcuni stanno per morire o stanno morendo, anche in questi giorni”.

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