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Serie A, 430 milioni di danni, paghi lo Stato

In periodo di quarantena c’è tutto il tempo per istruire pratiche burocratiche e buttar giù qualche conto dei danni. Anche il calcio italiano non è da meno e chiede aiuto al governo. La richiesta di tagliare gli stipendi ha creato tensione tra calciatori e squadre. Intanto la Federcalcio ha chiesto a tutte le leghe professionistiche, a partire dalla Serie A, di fornire un bilancio completo delle perdite e dei mancati incassi causati dal coronavirus. L’obiettivo è ripartire con i giusti ammortizzatori economici chiesti ai ministri Spadafora, Gualtieri e Patuanelli. Tra le richieste spicca una cospicua rete di contributi governativi che consenta alle società e ai presidenti di non dichiarare fallimento al termine del lunghissimo periodo di quarantena. Tra le proposte avanzate quella più percorribile sembra la cessione di una percentuale sulle entrate delle scommesse sportive (visto che per l’86% sono puntate su partite di pallone) o, in alternativa, anche una corposa defiscalizzazione, un fondo per i lavoratori, clausole di salvaguardia per garantire obiettivi economici. Naturalmente i giocatori si allineano alla Federcalcio, come conferma Umberto Calcagno, dg dell’Assocalciatori: «Con la Figc siamo al fianco delle leghe per chiedere al governo provvedimenti speciali». Ma la Serie A sta valutando anche la possibilità di sganciarsi dalla FIGC e presentare le proprie richieste autonomamente al ministro Spadafora, avendo già fatto qualche conto: se non fosse possibile rigiocare, i danni ammonterebbero a 430 milioni, tra diritti tv nazionali ed esteri e Coppa Italia. Circa il 30% del fatturato annuale della Lega Serie A. L’obiettivo è ovviamente tornare a giocare (anche perché significherebbe la fine dello stato di emergenza nazionale) ma la speranza sarà di ricominciare il campionato nel weekend del 2 e 3 maggio, per cercare di concluderlo a fine giugno. A quel punto gli allenamenti dovrebbero riprendere a pieno regime già da metà aprile, subito dopo Pasqua. Sul tema hanno preso una posizione ferma i medici sportivi e l’Assocalciatori: «Alcune società si ostinano a convocare gli atleti per allenamenti in piccoli gruppi o per il controllo della temperatura. Atto vergognosamente irresponsabile. Se poi mira ad ottenere il rifiuto dai calciatori per procedere con la decurtazione degli stipendi significa che stiamo raschiando il fondo del barile».

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