
Un salto oltre il buio del pregiudizio
Valorizzare la diversità, includere le fragilità tra i superpoteri di novelli Avenger in un mondo distratto, esclusivo e sempre di corsa: questi sono solo alcuni degli obiettivi che si prefigge Fernando Battista con il suo lavoro, “Pedagogia del Confine, Storie di corpi in movimento…”. Uno studio accurato delle incomprensioni tra culture diverse, tra confini demarcati solo dal pregiudizio e da territori rimasti inesplorati dalla totale assenza di empatia e amicale, quasi fraterna comprensione. L’esaltazione dell’individuo in quanto tale, summa di emozioni e azioni mai uguali a loro stesse, idiosincratico tassello di un puzzle che viene formato in divenire, abbisogna di una innovativa tecnica di “riabilitazione” socio culturale che utilizza l’espressività corporea per equilibrare le emozioni e migliorare il sé psicofisico dell’individuo, ossia la danza movimento terapia. La “presenza” dei corpi in un contesto, il movimento in un lento fluire verso il compromesso, verso l’incedere e l’approssimarsi agli altri, è un linguaggio universale che allinea culture lontane e annienta i pregiudizi storici, concedendo lo spiraglio del buonsenso. Il prof. Battista interagisce con i suoi studenti sorvolando il pensiero altro, tendendo la mano non solo per occupare lo spazio, ma per liberarlo ad un nuovo approccio, condividendo l’aula sociale del quotidiano e predisponendo i ragazzi ad una prospettiva diversa, elevata, superiore, al di sopra di qualsiasi sospetto, pregiudizio, cultura. Tutto col sorriso, conditio necessaria e sufficiente a “badgeare” l’ingresso e l’uscita da una scuola che utilizza finalmente “i linguaggi artistici come orizzonte metodologico per l’educazione interculturale”, dove l’unica barriera architettonica esistente sia quella della mancanza di volontà.

