“Morte ingiusta e prematura”, così l’hanno definita i familiari di Sinisa Mihajlovic, che si è spento poche ore fa. L’ex calciatore e allenatore serbo è spirato oggi a Roma, all’età di 53 anni, al termine di una battaglia contro una forma aggressiva di leucemia che lo aveva aggredito da luglio del 2019. Improvviso il calo delle sue condizioni, per un’infezione peggiorata velocemente a causa di un sistema immunitario compromesso dalla stessa malattia e dalle pesanti terapie. Sinisa da domenica 11 dicembre era ricoverato presso la clinica Paideia di Roma perché gli si era alzata la febbre e la situazione è sembrata subito grave, così è stato ricoverato. Soltanto venerdì e sabato Mihajlovic aveva fatto programmi con gli amici, esprimendo il desiderio di ricominciare già da gennaio a vedere partite di campionato. Doveva solo terminare il ciclo di terapie, ma da lunedì 12 le sue condizioni sono degenerate in maniera definitiva. Lo stesso CT della Nazionale Roberto Mancini, informato delle sue condizioni, ha versato tante lacrime negli ultimi giorni. Era evidente che questa battaglia non l’avrebbe superata, e dopo essere entrato in coma farmacologico, si è spento oggi, 16 dicembre, tra l’affetto della moglie Arianna e dei suoi sei figli.






