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Galeazzi se ne va, in silenzio

Entrava con il microfono nello spogliatoio a parlare con i calciatori, come Diego Armando Maradona e Michel Platini. E così anche nelle case degli italiani. Nel loro cuore lo ha fatto, invece, con telecronache memorabili, come quelle delle Olimpiadi o dei mondiali di canottaggio. Un signore per bene che vestiva gli abiti scomodi del giornalista, che ha tentato di cimentarsi con un mondo della comunicazione in continua evoluzione. Lo ha fatto non gigioneggiando gli pseudo esperti della “new media communication”, senza mai una parola fuori le righe, ma con un aplomb signorile ed elegante, eredità di un modo di fare giornalismo che appartiene ad un passato neanche troppo lontano. Ha ballato in tv ironizzando su se stesso, come solo i grandi personaggi sanno fare, quelli che si sono costruiti una credibilità edificando esperienza sul campo; quella stessa credibilità che ai posteri viene poi fatta pesare come una summa di qualità che mai più tornerà ad arricchire una sola persona. Questo era Giampiero. Questo e tanto altro: ricordi ed emozioni, urlate come ogni italiano avrebbe voluto fare. E nessuna malattia le potrà mai strappare dal suo nome. 121121

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