
Quando il premier Giuseppe Conte parla senza contraddittorio a reti unificate, appare come la persona più qualificata, garbata e tranquilla possibile. Ma appena un giornalista prova a chiarire un dubbio che in molti è sorto negli ultimi tempi, allora perde il controllo, o almeno sembra perderlo in maniera poco elegante. Il cronista di una radio nazionale ha tentato di sollecitare una risposta al premier sull’operato del commissario Domenico Arcuri, apparso in difficoltà nel portare a termine i compiti assegnatigli in tempo di emergenza. Così Conte, pur di difendere l’operato del suo manager, perdendo il selfcontrol che lo aveva fatto ammirare alla popolazione italiana, gli ha rivolto una frase infelice che nasconde un senso di disagio e inquietudine: “Se ritiene di poter fare meglio di Arcuri, la terrò presente….”. Un virgolettato che ha fatto il giro dei social, soprattutto grazie a chi osteggia questo governo e ne chiede da tempo le dimissioni. E il presidente del Consiglio, pur essendosi reso conto dello scivolone comunicativo, nel tentativo di rimediare ha fatto pure peggio, prima parlando, superficialmente di “scherzo”, poi chiedendo di invertire la domanda: non chiedersi se il commissario Arcuri fosse riuscito nel suo compito, ma se Arcuri avesse incontrato difficoltà nel riuscirvi. “Peccato che Arcuri è un manager e in quanto tale aveva ricevuto un incarico nell’emergenza da Coronavirus: insomma, non riveste alcun ruolo istituzionale da portare a termine fino a scadenza, ma è stato scelto per fronteggiare e risolvere problematiche predefinite, a partire da difficoltà certe” affermano dal web. E ancora: “…c’è stata una valutazione del rischio da parte sua, accettato il quale non avrebbe dovuto fruire di scusanti ad obiettivo mancato. Ma tant’è! Nell’Italia delle poltrone e degli staff politici senza competenze, sembra tutto permesso”, concludono detrattori e utenti social.