
«Dopo 24 ore era già sfebbrato e stava bene, ora lo abbiamo svezzato dal ventilatore. Si tratta di un ragazzo di 28 anni, medico anche lui, arrivato qui senza altre patologie oltre al Covid, doveva essere intubato e invece fra due giorni lo potremo restituire ai genitori». Nel raccontarlo si emoziona il dottor Giuseppe De Donno, 53 anni, direttore della Pneumologia e dell’Unità di Terapia intensiva respiratoria all’ospedale Carlo Poma di Mantova. «Abbiamo appena chiuso la prima sperimentazione partita all’inizio di aprile su un gruppo di pazienti critici – afferma De Donno – Un centinaio di pazienti trattati con il plasma iperimmune, cioè che viene dal sangue di pazienti che sono stati contagiati e sono poi guariti». E la statistica parla di un risultato eccezionale: «E’ vero, la cura funziona. Nell’ultimo mese non abbiamo avuto decessi fra le persone trattate. Solo pazienti migliorati fino a guarire oppure che si sono stabilizzati. Nessuno si è aggravato». Ma occorre precisare, se la malattia ha minato a lungo la funzionalità degli organi non c’è plasma che tenga. In quel caso la mortalità resta alta perché non vi è più virosi. Gli effetti della cura sono praticamente immediati con i pazienti che ci parlano di un miglioramento evidente e repentino. E’ una cura praticamente a costo zero, parliamo di 86€ a sacca di plasma, che salva ben due vite umane. L’Iss è alla finestra ad osservare gli sviluppi, ma intanto un alto funzionario dell’Onu che ha un ruolo importante nella sanità degli Stati Uniti ha chiamato De Donno: Useranno anche loro il protocollo, e hanno hanno fatto i complimenti.