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Milano 2020, fuga dalla Zona Rossa

Scene da film: Le stazioni ferroviarie di Milano e del resto della Lombardia sono state letteralmente assaltate dopo la decisione del governo – ufficiale nelle prossime ore – di decretare la zona rossa in tutta la regione. Lunghe code alle biglietterie automatiche, vagoni pieni e affollati, altro che distanza di almeno un metro uno dall’altro. Ci si attende che tutto proseguirà anche nelle prossime ore nelle altre province interessate dal decreto, quelle di Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell’Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria, aree del Belpaese da cui non sarà più possibile andarsene (o entrare) salvo motivi “gravi e indifferibili”. Pare che le limitazioni saranno tassative e stringenti: porte serrate in chiese, musei, palestre, piscine, teatri, si fermeranno tutti i concorsi pubblici salvo quelli per il personale sanitario, necessario per contrastare la diffusione del Coronavirus. I negozi potranno restare aperti solo se la distanza di un metro tra le persone sarà rispettata, altrimenti i titolari saranno sanzionati. Prevista la chiusura in caso contrario. Annullate tutte le riunioni di lavoro e incentivato – laddove possibile – lo smart working. Nelle zone rosse appena citate la mobilità interna verrà ridotta al minimo, per evitare l’aumento dei contagi. E visto che la maggior parte dei contagi si è verificata negli ospedali il Decreto dovrebbe prevedere il divieto di accesso ai pronto soccorso e agli ospice. Il condizionale è d’obbligo, visto i comportamenti sconsiderati e senza senso civico cui si assiste in queste ultime ore. E senza fare del moralismo, dare una etichetta a chi sta scappando dalla Lombardia, rischiando di allargare il contagio a macchia d’olio a tutta l’Italia, appare anche superfluo. Ognuno può pensare a quella più opportuna e calzante.

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