
Mentre e’ di queste ore la notizia della sospensione di una lezione perché l’insegnante ha terminato i giga, in Italia si valuta la prospettiva di una ripresa graduale delle lezioni a partire dal prossimo anno scolastico. Intanto in Francia e Germania, in Belgio, Danimarca e Olanda, Norvegia e Repubblica ceca, Austria e Svizzera, e in parte perfino nel Regno Unito, sono già ripartiti, pur utilizzando prudenza. In Spagna, invece, dove i numeri del contagio sono più allarmanti dei nostri, si sta pensando di svolgere qualche settimana di scuola prima della pausa estiva. In definitiva, il prossimo anno scolastico si preannuncia comunque all’insegna del distanziamento sociale e di vincoli oggettivi imposti, lasciando credere che il rischio di contagio è ancora dietro l’angolo. Ma non è affatto giustificata l’intercambiabilità fra le due modalità di insegnamento – in presenza o a distanza. La didattica scolastica presuppone il rispetto di fondamenti culturali e civili, consolidati sulla base di una tradizione che dura da più di due millenni e mezzo. Tutto lo scibile, la preparazione dei docenti, l’interazione, il contatto umano e le dinamiche comunicative con gli studenti non possono certo essere sostituiti dal monitor di un computer o di un tablet. Per quello, forse, si potrà ancora attendere qualche tempo, quando la mobilità sarà ridotta da inquinamento e alti costi di trasporto. Adesso ci si auspica un ritorno all’antico.




