
Ucciderlo perché troppo pericoloso: giudice e carnefice, la storia di un uomo di 66 anni, originario di Oristano e residente nella Valle dell’Aniene a Roma, che ha tolto barbaramente la vita al proprio cane. La spiegazione: il giorno prima avrebbe dato un morso alla padrona, e siccome «era diventato ingestibile», ha deciso di impiccarlo. E’ stato scoperto poco prima di terminare il “lavoro”, segando il povero quattrozampe per disfarsi del corpo più agevolmente.
Un agente di polizia penitenziaria libero dal servizio, mentre era a passeggio con il suo cane nel parco di via Lodigiani ha notato l’uomo sollevare, con notevole sforzo, una corda appesa a un albero. A sei metri di altezza consolava ormai senza vita il cane del quale aveva deciso di disfarsi perché «ingestibile». L’orrore si è consumato venerdì pomeriggio intorno alle 19, nella Valle dell’Aniene. L’agente ha provato a fermarlo nel disperato tentativo di salvare l’animale, gli ha intimato di fermarsi mostrando il tesserino, ma ormai il cane era morto. «Era troppo pericoloso, bisognava liberarsene», urlava il carnefice correndo verso l’uscita del parco con una sega in mano. Il poliziotto ha così allertato il 112 segnalando l’utilitaria usata per la fuga, a bordo della quale c’erano anche due donne, ucraine di 54 e 63 anni, denunciate per favoreggiamento in concorso e resistenza. Grazie alla targa è stato possibile rintracciare la proprietaria del mezzo, una donna residente a Tivoli, che ha detto di aver prestato l’auto all’uomo, denunciato per uccisione di animale, resistenza e minacce a pubblico ufficiale. Nel parco gli agenti della Scientifica hanno rinvenuto il piccone e una corda, e in casa dell’uomo hanno trovato la sega.




