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SANITÀ, INAUGURAZIONI SENZA PERSONALE. E I PAZIENTI… Protesta dei sindacati e delle federazioni mediche per scelte discutibili

Inaugurazioni e finanziamenti nella Sanità pubblica non risolvono i problemi, perché mancano i medici su tutto il territorio nazionale. Ad esempio la partoanalgesia all’ospedale San Giovanni di Tivoli, attività ad alta specializzazione, dove i rischi per la gestante e il nascituro sono elevatissimi, ha appena visto la luce. Una buona notizia, quindi? Non esattamente. A causa di questa inaugurazione “che ha puramente un sapore politico” affermano alcuni medici della ASL Rm5, Rischiamo di sacrificare la produttività di Ortopedia, Chirurgia, Urologia ed ORL di Colleferro. Sulla questione interviene il presidente Anpo Lazio, presidente vicario della Cimo-Fesmed-Anpo-Ascoti, Dott. Domenico Carni’: “Effettivamente siamo alla follia. Nell’ultimo decennio hanno chiuso 38.684 posti letto nella sanità pubblica in Italia, e contemporaneamente quella privata ne ha aperti 1747 (dati 2010-2020 Min. Salute e Istat). Esiste un problema dei pronto soccorso, che soffrono perché mancano i posti letto. Sono spariti 40 ospedali a livello nazionale, e 800 strutture di primariato. Spieghiamo: Il problema vero è che dopo il PS i pazienti andrebbero dislocati nei vari reparti. Ma mancando i posti letto non si sa dove metterli, congestionando le strutture e soffocando il personale medico”. Peraltro, come già evidenziato a più riprese dalla Federazione e dall’Anpo, mancano concorsi pubblici per medici da molto tempo: “L’utilizzo di personale medico proveniente da cooperative e l’assenza di concorsi pubblici – prosegue il presidente Carni’ – non possono che causare un giudizio ampiamente negativo. In tal modo si crea disparità tra dipendenti pubblici e chi è, invece, pagato a gettone. Stiamo parlando di cifre astronomiche, che vanno da un minimo di 700€ ogni 12 ore fino anche a 1200€. Peraltro le specializzazioni dei medici che vengono presi a gettone non vengono mai controllate, con il rischio di trovarsi medici che non possiedono la specializzazione richiesta. E per giunta, non assicurano la continuità assistenziale del paziente”. Il paziente: L’unico vero attore a rimetterci sempre, in quanto ultimo nella gerarchia decisionale e spesse volte inconsapevole protagonista  suo malgrado di fatti di cronaca.

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